D. Partiamo dal principio: ha fatto la gavetta e cosa ne pensa in merito?
Sì, ho fatto una lunga gavetta ed è stata formativa, anzi, è stata la cosa più formativa. È il momento in cui impari sul campo e questo è un lavoro dove ogni cosa, dalla più banale alla più complessa, è bene che venga fatta, sperimentata e appresa con la pratica. La mia fortuna è stata quella di iniziare il percorso in un salone in cui la formazione era considerata molto importante e dove ho avuto modo di approfondire argomenti come tricologia, tecnica del colore e taglio in Accademie specializzate.

D. Per lei il semplice parrucchiere è…
Colui che ripropone in maniera meccanica e standardizzata ciò che conosce senza mai esprimersi sul piano creativo e oltrepassare i propri limiti.

D. Mentre l’Hair-Stylist?
È colui che interpreta a 360° lo stile della persona che ha di fronte e dà vita ad un percorso stilistico ed artistico studiato e creato appositamente per lei.

D. Nel suo salone qual è stata l’idea che ha ispirato l’arredamento e lo stile?
Non ho mai voluto un salone classico con specchi e poltrone ma un ambiente caldo e confortevole. Il concetto ispiratore è stato e continua ad essere un salotto di casa. Per fare un esempio, la postazione tecnica, di design, creata appositamente su mia richiesta, è un tavolo dalla forma tonda con una grande pianta al centro.
L’assenza di specchi permette alle clienti di poter interagire, conoscersi e intavolare discorsi e spesso lavorare al proprio computer.
La zona del lavatesta è separata dal resto per garantire un ambiente più tranquillo dove il relax sia massimo. Predominante nel salone è la presenza di piante ed opere d’arte: due temi che io amo molto!

D. Qual è il suo rapporto col pettegolezzo? È luogo comune che i saloni siano “fabbriche” di pettegolezzi…
Con anche se il mio rapporto col pettegolezzo è pessimo e cerco di non darvi adito in alcun modo, è chiaro che con alcune clienti ogni tanto capita, in fondo parliamo di un luogo d’incontro dove spesso si trovano persone che vengono dallo stesso contesto sociale.

D. Lei è sia Hair-Stylist che Make-up Artist. Ha mai detto dei no alle sue clienti?
Certo, tutte le volte che a parer mio le richieste non siano realizzabili o sul piano tecnico o perché non valorizzano il lato estetico della persona. La cliente che esce dal mio salone deve essere soddisfatta e io devo essere sereno sapendo di aver fatto il miglior lavoro possibile per lei.

D. Parliamo della sposa…
La sposa è una delle mie specialità, chi si rivolge a me lo fa per essere seguita a 360° ed affidarsi in toto alle mani di un esperto di look.

D. A chi deve dire grazie?
A me stesso e a chi mi ha supportato fin dall’inizio, perché in pochi ci credevano!
Oggi continuo a ringraziare tutti coloro che ripongono fiducia in me, investono sui miei progetti e lavorano al mio fianco.

D. Ricorda quando è nata la sua passione?
È nata con me, ricordo di averla sempre avuta fin da piccolo anche se nei miei trascorsi per un certo periodo l’ho accantonata per dedicarmi agli studi frequentando l’università. Il mio più grande rammarico oggi è averla abbandonata a soli due esami dalla laurea, ma il richiamo per seguire la mia vera passione era diventato talmente forte che non potevo più non ascoltarlo.

D. A cosa si ispira?
A qualsiasi cosa risvegli il mio interesse, in primis allo street-style e all’arte.
Ad esempio in questo momento sono molto attratto dal periodo bizantino.

D. Nel suo salone una cliente non troverà mai… E troverà sempre…
Non troverà mai qualunquismo lavorativo, nessun lavoro viene eseguito in modo standardizzato e approssimativo!
Troverà sempre una particolare attenzione alle sue esigenze e un ambiente confortevole dove potersi rilassare affidandosi con serenità alle mani di esperti.

 D. In lei una cliente cosa non troverà mai…
Un professionista cerimonioso e stucchevole, essendo io una persona essenzialmente timida e taciturna. Un mio grande maestro mi disse: “Spesso, il parrucchiere più cerimonioso è quello che ha qualche carenza da compensare”.

D. Il suo libro, il suo profumo, il suo colore.
Il libro è “Follia” di Patrick McGrath.
Il profumo è un discorso più complesso: stento a riacquistare lo stesso profumo perché lego una fragranza a un momento della mia vita. Prediligo la profumeria artistica e le essenze forti con personalità: speziate, ambrate, calde.
Il colore in questo momento è rappresentato da tutte le sfumature del grigio e il blu.

D. Cosa si augura di non perdere mai nel suo lavoro?
L’umiltà.